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A proposito di meteorologia – part 2

18 giugno 2010

a seguire altre tavole sulla fisica dell’atmosfera

CAMBIANDO NON SI CAMBIA?!

9 giugno 2010

In ciò che di seguito ho riportato non ho potuto fare a meno di notare le affinità con il nostro attuale periodo storico, politico, sociale anche se il testo è di quattrocento anni fa. Perciò con piacere lo pubblico.

Tratto da: La mente del samurai
A cura di T. Cleary

Al giorno d’oggi, in anni di abbondanza quando c’è cibo a sufficienza, i cavalieri se la passano male, mentre negli anni difficili, quando il cibo scarseggia, sono i cittadini comuni a patire la fame. Visto che le classi alte e basse soffrono a turno, c’è una tendenza al disordine sociale. Perché succede così?

I motivi sono tanti, ma ne possiamo distinguere tre fondamentali. Il primi è che quando le città grandi e piccole sono vantaggiosamente situate accanto a i fiumi e alle vie d’acqua, lo sperpero cresce di giorno in giorno e non può essere represso. I mercanti prosperano mentre i cavalieri si impoveriscono.
Il secondo motivo è la graduale scomparsa della consuetudine di scambiare cereali con altri beni, e quando la moneta diventa l’unico mezzo di scambio, i prezzi delle merci tendono a salire. Ovunque l’oro e l’argento passano nelle mani dei mercanti, mentre il grande e il piccolo patiscono entrambi la scarsità.
Il terzo è la proliferazione di interessi e oggetti che non sono veramente necessari. I cavalieri scambiano il riso che ricevono come salario con oggetti che desiderano. Se il prezzo del riso è basso e il costo dei beni è alto, non si possono soddisfare tutti i bisogni. Se in più i guerrieri hanno tanti interessi e comprano tanti oggetti, finiscono per diventare ancora più poveri. Quando i cavalieri sono in ristrettezze economiche, estorcono più denaro ai cittadini comuni, i quali di conseguenza patiscono la penuria negli anni di abbondanza e muoiono di fame e di freddo negli anni di carestia. Quando i cavalieri e i cittadini comuni sono sul lastrico, gli artigiani e i venditori ambulanti non possono vendere loro niente in cambio dei cereali. Solo i grandi mercanti continuano ad arricchirsi.
Per questo motivo il potere economico è nelle mani dei cittadini comuni. I sovrani delle nazioni, i padroni del mondo, non dovrebbero mai concedere nobiltà e ricchezza ad altri, neanche temporaneamente. Conferendo ad altri ricchezza e nobiltà, perdono la propria autorità e lo stato cessa di esistere. Quando il mondo finisce nel caos, il suo nemico è la ricchezza del mercante; così come le strisce della tigre le procurano guai con i cacciatori, la ricchezza del mercante lo fa cadere nelle mani dei briganti, e può anche costargli la vita.
Perfino le piante e gli alberi, che non provano sentimenti, perdono le foglie e avvizziscono quando è la loro ora. La fioritura e il declino di tutte le cose sono una condizione naturale; come potrebbero dunque durare in eterno coloro che pensano esclusivamente al proprio profitto a detrimento degli altri?
(scritto da: Kumazawa Banzan, 1619-1691)

RICOMPONIAMOCI

1 giugno 2010

La condizione odierna socio politica, sempre più ci sta frammentando. Il principio di frammentazione dell’essere umano, probabilmente da sempre nel potenziale della specie, si è innescato da tempo e oggi nel nostro quotidiano forse sta, con esuberanza, travolgendo tutto ciò che trova, come uno tsunami di inimmaginabile potenza. Così i valori, l’etica, la civicità, il rispetto del prossimo, la compassione, il sentire sane emozioni si stanno dissolvendo?!
Siamo fuori del nostro asse, frammentati alla ricerca di nascondere a noi stessi la paura delle scelte che abbiamo compiuto che ci stanno disintegrando.

La soluzione è nel riappropriarsi del nostro asse interiore, la linea di equilibrio sulla quale si posa l’essenza dell’umanità. La comprensione che non è attraverso un atteggiamento dispotico, da padre padrone, prepotente e violento che saremo in grado di continauare a vivere su questo bel pianeta che ci ospita, bensì nel riappropriarci delle origini di noi stessi. Ascoltare, relazionarsi, condividere e amorevolmente accudire ciò che ci circonda.

Tanto pe’ canta’

26 Maggio 2010

Gli eventi accaduti nei giorni appena trascorsi relativi al “benessere” economico degli italiani, così contraddittori con ciò che i nostri govrnanti hanno detto una quindicina di giorni fa, cioè che la crisi era alle nostre spalle, mi hanno ispirato un’immagine che vi mostro:

Credo comunque che un’alternativa ci sia, cambiare Noi stessi in meglio, così i nostri rappresentanti al governo saranno migliori!

La luna si specchia

28 marzo 2010


Questo breve brano poetico è tratto da un saggio giapponese sul tirare di spada. Opera classica del XVIII secolo esprime, attraverso la metafora, lo stato d’animo puro dell’essere umano:

La luna si specchia, è vero,
senza alcuna intenzione;
le acque dello stagno di Hirosawa
la rispecchiano, è vero,
senza alcuna intenzione.

INCOLLA & STRAPPA (ovvero quanti alberi sprecati.)

17 marzo 2010

L’ispirazione del titolo di questo dire, è dovuta a quanto vedo intorno a me, in questo periodo elettorale, come la quantità di carta che si adopera, o meglio si spreca per comunicare. Se si volesse parlare di eccesso dove sarebbe, nella quantità di cose dette o nella quantità di carta usata, con tutte le conseguenze ed effetti collaterali del caso?!



Passeggiando a febbraio

24 febbraio 2010

Si sta concludendo il mese di febbraio, così ho deciso di pubblicare quattro foto che, durante i miei spostamenti a piedi mi sono capitate davanti agli occhi, ovvero le ho colte dalla realtà circostante. Ognuna racconta in se qualche cosa, le accomuna solo il mese in cui sono state fatte.



‘A neve a Roma

14 febbraio 2010

“Aho, stà a nevicà”
“Sì ma nun attacca, vedi che è bagnata”
“Guarda che si se fa più asciutta attacca, attacca”
“Me sa che c’hai raggione, stà a attaccà”
Questi credo siano stati dei dialoghi comuni lo scorso venerdì. Dopo 25 anni la neve ha imbiancato l’Urbe e ci ha fatto diventare tutti un pò bambini.
Probabilmente un evento così raro forse influisce sulla psiche del romano facendolo piacevolmente regredire per un attimo alla gioconda contentezza infantile.
Poi con un pò di crudeltà la neve ha iniziato a sciogliersi impastandosi con la sporcizia depositata sulle strade, creando un’impasto marroncino, scivoloso e infido. Come dire un ritorno alla realtà dei grandi. Così tutti siamo tornati a non essere più giocondi e apprezzare le semplici contentezze date dalle cose che ci circondano, tornando a essere accecati da tutti i veri e per lo più falsi problemi che ci condizionano.
e

INCENDIO DI UNO SFASCIO. (Ovvero ciò che respiriamo a Roma).

4 febbraio 2010

Le immagini qui riportate narrano di un incendio avvenuto difronte le mie finestre. E’ agghiacciante pensre che di questi eventi a Roma ne accadono parecchi, nella mia zona almeno tre o quattro l’anno, ciò che mi domando è: cosa ci sarà dentro quella nuvola immensa e terribile?
Quanti anni di vita in meno camperò, grazie a questi luoghi, da dove scaturiscno incendi, dove non c’è nessun genere di controllo, dove la realtà ovunque ti giri è monnezza o liquami o veleni??
Non è bello tornare di sera e vedere una strana nebbia e sentire uno strano odore che avviluppandoti ti penetra nel naso e ti intossica.
Insomma questo è una parte di ciò che riempie la nostra atmosfera, l’aria che respiriamo. Oltre la speranza bisogna trovare anche soluzioni per risolvere un’indecoroso, osceno, velenoso e letale problema.

Sulla terra c’è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti…

1 febbraio 2010

Quanto segue mi è arrivato tramite mail, con una catena di S.Antonio che odio. Perciò, visto che lo scritto non mi dispiace ho deciso di pubblicarlo anche per spezzare questa ammuffita moda di tirarla al prossimo.

Un sant’uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese:
Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l’Inferno.
Dio condusse il sant’uomo verso due porte. Ne aprì una e gli permise di guardare all’interno.
C’era una grandissima tavola rotonda. Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. Il sant’ uomo sentì l’acquolina in bocca.
Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall’aspetto livido e malato. Avevano tutti l’aria affamata. Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia. Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po’, ma poichè il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio non potevano accostare il cibo alla bocca. Il sant’uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.
Dio disse: Hai appena visto l’Inferno.
Dio e l’uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l’aprì.
La scena che l’uomo vide era identica alla precedente. C’era la grande tavola rotonda, il recipiente che gli fece venire l’acquolina. Le persone intorno alla tavola avevano anch’esse i cucchiai dai lunghi manici.
Questa volta, però, erano ben nutrite, felici e conversavano tra di loro sorridendo.
Il sant’uomo disse a Dio: Non capisco!
E’ semplice, rispose Dio, essi hanno imparato a nutrirsi gli uni con gli altri! I primi, invece, non pensano che a loro stessi…
Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura… La differenza la portiamo dentro di noi!!!

“Sulla terra c’è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti ma non per soddisfare l’ingordigia di pochi. Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”.

Mahatma Gandhi